Recensioni

Nell’arco di questi ultimi anni, ho cominciato a distribuire i miei album che, vi ricordo, sono tre. Devo dire che ho ricevuto un buon riscontro: infatti sono state fatte delle recensioni su di essi in siti che si occupano di musica e di cantanti e cantautori emergenti. Qui di seguito abbiamo due esempi, dei quali ho postato il link, lo screenshoot e l’articolo leggibile per chi volesse andare a curiosare nella rivista che li contiene. Buona continuazione!

Prima recensione

https://www.megliodiniente.com/5701-2/

Recensione dell'album caratterizzato da sonorità rock, pop e folk
Recensione dell'album caratterizzato da sonorità rock, pop e folk

Articolo di Riccardo Rage Gramazio

Spesso, per fortuna, mi imbatto in artisti di enorme e genuina onestà, incontro i cosiddetti artigiani della musica, autori che onorano il mestiere e che si affidano esclusivamente alle proprie emozioni. Emanuele Andreani, voce pesarese sui quaranta, appartiene senza dubbio alla categoria, e ci tengo tantissimo a sottolinearlo. Il suo ultimo lavoro in studio, E’ questione di sopravvivenza, è di fatto un prodotto di rara sensibilità, un contenitore di sensazioni forti, di colori e di riflessioni sulla condizione, ahimè, così complicata e così ambigua della natura umana. Andreani tratteggia egregiamente i lineamenti della persona, servendosi di una penna forte, capace e raffinata. Talento e ispirazione non mancano di certo, e se al composto aggiungiamo l’esperienza del chitarrista Luca Segatori, del batterista Francesco Vichi e di tutti gli altri musicisti chiamati in causa (diversi), beh, il risultato finale non può che essere ottimo. Oltre ai testi curatissimi e alla grande interpretazione, ascoltare per credere, Andreani ci offre una vasta gamma di sonorità, di strumenti, di scelte e di influenze. Il tutto è profondamente legato alla tradizione cantautorale, sia chiaro, ma le varie incursioni nel rock, nel folk o nel pop (quello buono) rendono questo disco un prodotto completo e variegato, capace di arrivare al primo ascolto e, al contempo, di richiamare nuove e più approfondite immersioni. Il matto e Follia non badano a spese emotive, trascinandoci nell’atmosfera malinconica, a tratti teatrale, partorita dai dolori della mente e dall’amaro senso di solitudine e di smarrimento. Cosa bisogna fare per cancellare il male? Dov’è l’amore (Schiavi)? Questo ci chiede il cantante. Già, perché da buon autore egli pone domande e non si prende la cattedra. In fondo siamo tutti così fragili, siamo tutti inghiottiti da una società malata. In fondo, proprio come afferma la terza traccia dell’opera, siamo semplicemente Uomini.
Le quindici canzoni sono tutte valide e piuttosto riuscite. Abbiamo momenti nostalgici, sì, ma anche situazioni più energiche (Materic Black). Abbiamo debolezze, ma anche le giuste forze per rialzarsi (Un Nuovo Me).
Andreani attraverso la sua musica ci racconta molto, quasi tutto di sé stesso: sofferenze, gioie, cicatrici e guarigioni. Nulla di facile, assolutamente. Del resto, E’ questione di sopravvivenza…

Seconda recensione

http://www.rootshighway.it/italy/oreglio.htm

Recensione dell'album caratterizzato da sonorità rock, pop e folk
Recensione dell'album caratterizzato da sonorità rock, pop e folk

Articolo di Nicola Gervasini

Emanuele Andreani è un giovane autore di Pesaro, appartenente ad una tradizione che unisce folk e musica melodica italiana, ma portatore di uno stile decisamente personale per cui faccio fatica anche a trovare riferimenti precisi (il che costituisce già un primo grande complimento). Esordiente nel 2013 con l’album La Vergine Ispirazione, Andreani propone ora un progetto molto particolare intitolato È Questione di Sopravvivenza, ben 15 pezzi autoprodotti, caratterizzati dalla sua voce molto particolare e squillante, quasi vicina allo stile di certo prog italiano degli anni settanta. Anche gli arrangiamenti infatti mischiano strutture folk con inserti di rock radiofonico (prendete Ruggine, che parte riflessiva ed esplode in un finale decisamente elettrico), mentre Uomini ad esempio unisce un giro di acustica e armonica con un incedere minaccioso garantito da varie tastiere. Molto interessanti i testi del disco, pregni di un umane trova ne Il Matto la migliore espressione, riflessione sulla vita ai margini di un artista, ma anche volendo di chi magari non è ritenuto “normale” per qualche incomprensibile ragione. La ragione di Andreani è ad esempio la sua cecità, caratteristica che si legge tra le righe delle canzoni, ma che segnaliamo soprattutto perché i proventi delle vendite del disco andranno interamente all’Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti (www.uicipesaro.it) di Pesaro. Operazione benefica che ci sentiamo di appoggiare, anche perché il disco, seppur nella sua non ben calibrata lunghezza, mostra comunque un autore già molto maturo che forse meriterebbe anche una produzione ancor più adatta. Sentite ad esempio Schiavi, che è una bella ballata in mid-tempo rock con qualche tastiera in primo piano forse di troppo, che non toglie comunque valore al brano.